La consapevolezza di dover produrre e consumare in modo diverso per ridurre il proprio impatto ambientale è sempre più radicata all’interno dell’industria tessile. Se ne è parlato anche durante Innovate, l’evento virtuale che la scorsa settimana ha coinvolto grandi leader del settore. Tra gli espositori presenti c’era anche ITMA, la fiera dedicata alla tecnologia per i settori del tessile e dell’abbigliamento. Anche in questa occasione, il board della fiera ha ribadito l’importanza di prepararsi alle nuove sfide che il textile printing dovrà affrontare, anche in previsione della prossima edizione di ITMA 2023, che sarà ospitata a Milano (l’ultima si è svolta a Barcellona nel 2019).
A distanza di pochi giorni, sul blog di ITMA, si è parlato della necessità di sviluppo di nuovi materiali, prodotti chimici e coloranti più adatti al riciclaggio, considerato che entro il 2024 la raccolta differenziata di rifiuti tessili e abbigliamento diventerà obbligatoria nell’UE.
I campi di innovazione includono non soltanto l’identificazione continua delle fibre tessili durante il processo di riciclaggio ma anche la separazione sostenibile di PET e cellulosa. I rifiuti polimerici puri possono infatti essere triturati e reintrodotti come nuove fibre prodotte principalmente da processi di filatura in fusione, come il processo bottle-to-fibre per la produzione di rPET. Un altra tipologia di riciclaggio consiste nella depolimerizzazione dei rifiuti raccolti e successivamente nella produzione di nuove fibre, basate su monomeri recuperati o prodotti chimici di base, come il processo ChemCycling di BASF per la poliammide. Molti altri rifiuti polimerici potrebbero diventare materia prima per prodotti di finitura tessile, come gli agenti ammorbidenti a base di rifiuti polimerici siliconici.
Il cotone e altri rifiuti organici a base cellulosica possono essere riciclati tramite processi di rigenerazione chimica emergenti, come avviene nella produzione del Refibra Lyocell di Lenzing, per esempio, dove viene utilizzato il 30% dei rifiuti di cotone.
Le materie prime a base biologica stanno guadagnando importanza anche nella produzione di prodotti chimici, coloranti e fibre tessili La biomassa gioca un ruolo significativo in quest’area di sviluppo, seguita da fibre “grezze” come lino, canapa, ortica e altre risorse vegetali. L’uso di coloranti naturali per la tintura dei tessuti non è certo una novità, ma lo è il fatto che gli scarti della produzione alimentare vengano sfruttati in tal senso.
Insomma, l’utilizzo di prodotti chimici basati su prodotti naturali e biologici anche nell’ambito del finishing (come ad esempio i prodotti ammorbidenti a base di cera d’api) costituiscono un tassello importante verso una produzione più pulita, che consentirà di creare tessuti e indumenti sempre più efficienti, anche a livello energetico.
di Caterina Pucci