In tedesco li chiamano Wimmelbücher, libri “brulicanti”. Se avete figli o nipoti, forse li conoscerete con il nome di silent book. Si tratta di albi illustrati che sfruttano la potenza espressiva dell’immagine per raccontare una storia, facendo a meno delle parole.
Inizialmente hanno riscosso successo nell’ambito dell’editoria per l’infanzia, dove si sono conquistati una consistente fetta di mercato e un pubblico di affezionati (piccoli) lettori. Col passare del tempo, tuttavia, il trend si è allargato e oggi esistono silent book di grande formato, coloratissimi o in bianco e nero, che si rivolgono a un pubblico di adulti. Ne è un esempio Undicesimo comandamento, nato da un’idea del fumettista Davide Calì e illustrato dal disegnatore Tommaso Carozzi, al suo esordio letterario.
In molti hanno constatato i benefici educativi dei silent book, che oltre a stimolare la fantasia, incentivano a condividere idee e riflessioni personali, arricchire il proprio lessico, imparare ad ascoltare. In un’intervista a ilLibraio.it, la scrittrice Nadia Terranova ha espresso la sua curiosità nel confronto di questo fenomeno editoriale, spiegando come al di là delle apparenze, si tratti di libri dove la sceneggiatura ha un ruolo importantissimo e la caratterizzazione visiva dei personaggi deve essere forte per poter intrigare il pubblico.
Anche per questo negli ultimi anni sono nate iniziative come quella promossa dall’American Libraries Magazine che con il suo silent book club punta a un maggior coinvolgimento dei ragazzi introversi.
Proprio perché privi di parole, i silent book sono in grado di abbattere le barriere linguistiche. Per questo motivo, qualche anno fa, la rete IBBY International e il Palazzo delle Esposizioni di Roma hanno raccolto una selezione di libri senza parole, creando una biblioteca destinata ai bambini migranti di Lampedusa, successivamente diventata una mostra itinerante.
Per non parlare dei concorsi internazionali, come il Silent Book Contest – Gianni De Conno Award, il primo dedicato ai libri senza parole, che prevede la presenza di una Giuria Internazionale e di una sezione Junior, composta da bambini e bambine della scuola primaria, chiamati a scegliere il vincitore tra i finalisti. Da qualche anno, il Silent Book Contest è diventato un appuntamento fisso all’interno del Salone del Libro di Torino e rappresenta un’opportunità per avvicinare alla narrazione lettori e lettrici di ogni età. Per chi volesse conoscere i finalisti di quest’anno, i progetti finalisti saranno in mostra all’interno della Bologna Children’s Book Fair che, dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia, torna per la 59esima edizione nel capoluogo emiliano dal 21 al 24 marzo.
di Caterina Pucci