Industry 5.0 è un modello di impresa in cui tecnologie e persone cooperano e si integrano, non solo per favorire la produzione, ma anche per indirizzare il mercato verso la personalizzazione di massa, per promuovere il riuso, la riduzione degli sprechi e lo sviluppo sociale e sostenibile
di Francesca Sassoli
La pandemia mondiale ha riscritto la nostra storia. Ci ha costretti a rimodellare il nostro stile di vita e di pensiero, ha messo a repentaglio la nostra stabilità mentale ed emotiva, ha reso labile, quasi indefinito il concetto di futuro. Si spendono le frasi storiche di grandi donne e uomini che spronano l’umanità a guardare oltre il punto critico, più in là, dove si può intravvedere finalmente un approdo, un lembo di terra, una lama di luce. Scegliamo allora San Paolo di Tarso che, imprigionato durante uno dei suoi lunghi viaggi, scriveva in una delle sue celeberrime lettere:. L’occasione è stata sicuramente quella di fare un salto quantico riguardo alle nuove tecnologie che sono state per la prima volta utilizzate in maniera massiva e hanno permesso che il mondo non si fermasse; milioni di persone rinchiuse in casa, ma connesse, produzioni di aziende intelligenti che, grazie a Industria 4.0, potevano essere monitorate anche da remoto, beni di prima necessità acquistati con un clic, l’eCommerce diventato abitudine ovunque.
Un nuovo modello di impresa
Ora come cambieranno i modelli organizzativi all’interno delle società, in questa prima fase limbica post pandemica? Si parla sempre più spesso di Industry 5.0, ma cosa significa? Nella recente pubblicazione “Punto HR 2022!” edito da Guerini Next a cura di Sergio Carbone e Angelo Pasquarella, leggiamo: “Con questo termine si vuole dare un nome a un modello di impresa in cui tecnologie e persone cooperano e si integrano, non (solo) per favorire la produzione, ma anche e soprattutto per lo sviluppo sociale e sostenibile. Industry 5.0 dà uno scopo, un obiettivo alla Quarta rivoluzione industriale: promuove il riuso e la riduzione degli sprechi, indirizza il mercato verso la personalizzazione di massa e impiega le tecnologie per abilitare e tutelare le persone. È insomma un cambio di direzione importante, quello di Industry 5.0, quasi un passaggio da shareholder a stakeholder. La Commissione europea ha individuato i pilastri su cui si erge Industry 5.0 in: human-centric approach, sustainability and resilience”.
Nello stesso volume Giuditta Villa, Business and Corporate Communication Director di Ayming, multinazionale di consulenza, affronta proprio il tema della Human centricity: “Avere un digital mindset significa avere una mentalità aperta a nuove possibilità, disposta a correre dei rischi, ottimista sul fatto che possiamo far funzionare le cose e che possiamo dare un contributo per migliorarle”.
La persona sempre al centro
Quali le parole chiave di questo cambiamento? “Apertura, condivisione, collaborazione, agilità, trasversalità, sperimentazione, espansione della propria e-reputation, propensione all’errore come punto di miglioramento Test & Learning”. La persona sempre al centro, come sottolinea anche il video, diventato tendenza su Linkedin, in cui Guido Stratta, direttore People & Organisation Gruppo Enel, in un intervento al Teatro Duse di Genova lo scorso maggio, sottolinea l’importanza di alcuni concetti che sembravano pericolosamente passati di moda: “Non abbiamo più bisogno di comando e controllo tout court, ma di vulnerabilità. Non abbiamo imparato nulla da quello che abbiamo vissuto? Nessuna certezza, gli esperti che andavano in crisi. Abbiamo reagito con il NOI, con il potere di scambiarci opinioni. Non si può più pianificare, controllare, applicare. Adesso si agisce, di vede la reazione dell’ambiente e ci si adatta. Vulnerabilità. Una vulnerabilità potenziante, però. In questo modo, proprio perché le idee non hanno gerarchie e le ascoltiamo dove sono, ci potenziamo. Quello che m’interessa è un risultato forte, potenziato dalla partecipazione”.
La pensa così anche Simona Zandonà, responsabile Welfare, Diversity & Inclusion ATM (Azienda Trasporti Milanesi) che afferma, in una recente intervista rilasciata a Mida.biz: “Le dimensioni di lavoro su cui si investe non sono unicamente i servizi, ma anche le flessibilità orarie e organizzative, l’innovazione dei processi HR, la formazione e sensibilizzazione su temi che uniscono vita lavorativa e professionale e un investimento in una cultura manageriale in grado di garantire una relazione persona-impresa evoluta in termini di ben-essere. Investire sulla diversità e unicità delle persone permette sicuramente, ai team di lavoro, di essere più competitivi e in grado di rispondere alle continue sollecitazioni e di acquisire un problem solving sempre più capace. L’azienda è diventata un vettore di innovazione sociale, oltre che organizzativa, dove cliente interno (dipendenti) e cliente esterno (passeggeri) non si possono più concepire separatamente. Entrambi richiedono cura e attenzione”.
Integrazione tra tecnologia e persone
Negli Stati Uniti e in Inghilterra stanno avendo grande successo nuovi moduli interattivi che Ayming sta cercando di portare anche in Italia, presso le grandi imprese: si ispirano al mondo accademico, agli insegnamenti dei campioni dello sport e ai casi di successo per reinserire nelle organizzazioni l’empatia, la fiducia, i valori del team e della condivisione. Solo così, infatti, si potrà ottenere quel grande risultato agito da tutte le risorse chiamate a partecipare, a pensare diversamente, proprio grazie all’unicità di ognuno. I formatori, scelti ad hoc a seconda delle necessità e degli obiettivi di ciascuna realtà aziendale, sono chiamati a stimolare in modo coinvolgente le persone, il tutto attraverso una piattaforma altamente tecnologica.
“Avremmo fatto ben volentieri a meno di molte delle difficoltà di questi ultimo due anni – commenta Giuditta Villa – è però altrettanto vero che le opportunità di crescita e di riscatto che stanno emergendo hanno estremamente velocizzato un processo di trasformazione che si sarebbe trascinato altrimenti per anni. Le persone stanno cambiando e, sia come professionisti che come individui, sono diventate più consapevoli e assertive nel discernere ciò che funziona e ciò che non funziona nella loro vita lavorativa. I modelli organizzativi delle aziende stanno cambiando, evolvendo verso tipologie contrattuali più intelligenti e flessibili e verso scelte più sostenibili e rispettose dell’ambiente. Infine, ancora più rapidamente stanno cambiando le tecnologie, che sono ormai la spina dorsale delle aziende e non più un semplice strumento di supporto. Si sta delineando un nuovo modello di business in cui tecnologie e persone collaborano e si integrano”.