Un modello etico nel rapporto tra imprese e con fornitori e clienti per superare le distorsioni del mercato frutto da una parte degli effetti della crisi e dall’altra dall’abuso e dall’utilizzo troppo disinvolto degli strumenti di legge. A rendere ancora più difficile la competizione – e spesso la sopravvivenza – nel settore delle arti grafiche non sono soltanto le difficoltà congiunturali (e strutturali) che sta attraversando l’industria della stampa (con la forte concorrenza del mondo digitale a quello della carta) ma anche le difficoltà di accesso al credito e soprattutto i ritardi nei pagamenti e l’uso (e abuso) del concordato preventivo. Problemi che si sono aggravati in questi anni di crisi ma che non sono, e forse non potranno essere risolti, solo grazie all’intervento del legislatore che ha recepito da una parte le direttive europee più stringenti sui tempi di pagamento e dall’altra ha cercato, senza riuscirci, di correggere le disotrsioni dello strumento del concordato cosiddetto “in bianco”. Che sia urgente intervenire per frenare la deriva dei ritardi dei pagamenti e il ricorso ai concordati che mettono in ginocchio fornitori e aziende “corrette” – che dal mattino alla sera vedono trasformare debiti importanti in percentuali che il più delle volte non raggiungono il 10% – dando poi la possibilità alle aziende “scorrette” di vendere sotto prezzo ne è ormai consapevole tutto il mondo dell’industria. E in particolare quella grafica. (testo segue sotto foto. Da sin. Giulio Olivotto, Federico Bandecchi, Laura La Posta, Francesco Crotti, Roberto Levi) Per iniziare a mettere uno stop a questo “malcostume” cercando, all’interno del settore, strumenti e comportamenti in grado di arginare questi fenomeni distorsivi, ARGI ha organizzato il 16 settembre un riuscito e approfondito convegno al Palazzo delle Stelline a Milano dal titolo emblematico: “Il settore dell’Industria grafica di fronte a una responsabilità etica”. Moderato da Laura La Posta, editor-in-chief de Il Sole 24 Ore Rapporti 24, dal convegno è emerso un messaggio chiaro per voltare pagina e ristabilire, dentro e fuori le aziende, codici di comportamento all’insegna della correttezza e dell’eticità. Nato come strumento per evitare il fallimento di imprese che, seppure in crisi, hanno ancora qualche chances per continuare a produrre, il concordato preventivo, nella forma (con riserva o in bianco) assunta giuridicamente con l’intervento del legislatore nel 2005, ha spiegato l’avvocato Luca Paleari, si è prestato, purtroppo, a un uso distorto consentendo a molte, troppe imprese di sospendere (da 60 fino a 120 giorni con la possibilità di altri 60 giorni di rinvio) con la semplice richiesta al Tribunale del concordato, i pagamenti dei creditori. Chiamati poi a votare a maggioranza l’accordo vincolante per la concessione del concordato. Una prassi che nella realtà porta spesso i creditori a considerare subito in perdita il credito mentre, consiglia l’avvocato Paleari, partecipare a tutte le fasi del concordato prmetterebbe di fare sentire la propria voce fino alla presentazione di un eventuale istanza di fallimento. Gli strumenti di legge, però, da soli non bastano per affrontare il problema dei pagamenti e dei crediti. Neppure le nuove normative europee, recepite anche dal nostro Paese, che impongono tempi di pagamento certi e molto più brevi di quelli sempre più lunghi che caratterizzano spesso il rapporto cliente-fornitore e che arrivano, ha ricordato il presidente di ARGI Roberto Levi – che ha fortemente voluto questo convegno – anche a 180 giorni. Se si vuole combattere questi fenomeni distorsivi, che alterano la concorrenza e rischiano di mettere in ginocchio le aziende e i fornitori corretti, però, pur auspicando interventi legislativi più stringenti e volti a modificare le attuali normative (spesso disattese, vedi il caso della direttiva europea) è necessario percorrere altre strade. Che partono dalla revisione dei rapporti tra imprese-clienti e fornitori basandoli sull’eticità dei comportamenti. In questo senso per fortuna stanno nascendo iniziative significative. Come il Codice italiano per i pagamenti responsabili presentato al convegno da Carlo Bonomi (Assolombarda) che offre alle imprese che lo sottoscrivono agevolazioni anche per ottenere finanziamenti bancari e pubblici. In questo senso, recuperando anche gli esempi di altri Paesi europei (come le norme di comportamento introdotte in Francia dal Sipg, il sindacato nazionale dei fornitori per l’industria della carta e grafica, illustrate da Alain Fouque) si è mossa ARGI. Che, come ha spiegato il segretario Enrico Barboglio, ha realizzato un vero e proprio Manifesto sui modelli comportamentali nel mercato delle Arti Grafiche. Un Manifesto che promuove buone e virtuose pratiche d’impresa (dal rispetto dei tempi di pagamento al monitoraggio del mercato alla dissuazione all’utilizzo del concordato in bianco) per lavorare solo con chi rispetta le regole. Il recupero dell’eticità nei rapporti e nei comportamenti di tutti i protagonisti della filiera è fondamentale, ha sottolineato Federico Bandecchi (Rotolito Lombarda) per combattere pratiche distorsive (come quella di contestare i lavoro eseguiti per ritardare i pagamenti o non onorarli) che determinano una concorrenza sleale con le imprese non corrette che alterano il mercato applicando prezzi irrealistici. L’adesione a una carta dei valori, anche sul fronte delle vendite, e quindi degli agenti commerciali, è un passaggio importante in questo senso e andrebbe applicata in tutte le aziende seguendo l’esempio portato da Francesco Crotti per HP che sostiene che tutta l’organizzazione aziendale deve essere permeata di valori etici . Sapendo, secondo Giulio Olivotto (gruppo Lego) che “la legge non ci aiuta”, che le aziende senza futuro andrebbero lasciate chiudere e che solo dai comportamenti individuali, e da un rapporto corretto tra imprenditori – capaci anche di motivare eventuali ritardi nei pagamenti – passa la strada che porta a sconfiggere abusi e distorsioni del mercato.
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