Il nuovo PNRR include REPowerEU, la strategia europea volta a rendere l’Europa indipendente energeticamente entro il 2030
di Francesca Sassoli
La Commissione europea ha approvato il nuovo PNRR, la dotazione passa da 191,5 miliardi e sei missioni, a 194,4 miliardi e sette missioni: si aggiunge quella dedicata a REPowerEU, la strategia volta a rendere l’Europa indipendente energeticamente entro il 2030. Rivediamo insieme le parole chiave che hanno portato a concepire strategie a sostegno dei mercati europei.
Il 24 novembre 2023 la Commissione europea ha approvato il nuovo PNRR, il tanto discusso, sospirato, osannato e criticato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La dotazione passa da 191,5 miliardi e sei missioni, a 194,4 miliardi e sette missioni: si aggiunge, infatti, quella dedicata a REPowerEU, la strategia europea volta a rendere l’Europa indipendente energeticamente entro il 2030. Rivediamo insieme le parole chiave che hanno portato a concepire strategie volte a difendere i mercati europei e farli rifiorire nel futuro prossimo. Si trovano chiaramente sul documento della Commissione europea pubblicato nel gennaio 2021 e che ha gettato le basi del cambiamento che avverrà a breve, non solo nel mondo imprenditoriale: “Industry 5.0: verso un’industria europea sostenibile, umano-centrica e resiliente”.
Sostenibilità
Partiamo quindi dalla prima parola: rivedere il Business in chiave sostenibile diventa un’esigenza e a breve anche un obbligo: la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), entrata in vigore il primo gennaio del 2023, ha assunto contorni ancora più delineati e stringenti per le aziende con più di 500 dipendenti (già soggette alla NFRD, Non-Financial Reporting Directive), che dovranno pubblicare i dati entro il 2025. Il 1° gennaio 2025 scatterà la chiamata per le grandi imprese non ancora soggette alla NFRD (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali): la pubblicazione dei dati sarà nel 2026. Le Pmi e le altre imprese quotate hanno la scadenza fissata nel 2027, ma potranno posticipare fino al 2028. Sembra che ci sia tempo, ma chi ha un’azienda sa che si tratta di dopodomani.
“L’Unione europea spinge le aziende a diventare più green, non solo per una questione etica e di sopravvivenza sul Pianeta Terra, ma anche per renderci sempre meno dipendenti dalle fonti fossili russe” spiega Alessandro Grigoletto, Consultant Innovation Department – Ayming Institute di Ayming Italia Srl SB multinazionale attiva nel settore della consulenza a supporto delle aziende che investono in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. “Nel complesso, le imprese possono contare su circa 12,4 miliardi di euro dei quali Transizione 5.0 costituisce, da sola, quasi la metà delle nuove risorse stanziate dal PNRR e dal Piano REPowerEU: 6,3 miliardi di euro che verranno erogati sotto forma di crediti d’imposta; 3,78 miliardi per il modulo ‘Energy efficiency’, che prevede l’acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0; sono invece destinati 1,89 miliardi per il modulo ‘Autoconsumo e autoproduzione’, per l’acquisto dei beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili (ad esclusione delle biomasse); 630 milioni sono invece previsti per il modulo ‘Formazione’, che agevola i costi destinati alla formazione del personale in competenze per la transizione verde”.
Intelligenza Artificiale
Sul secondo punto si sta dibattendo moltissimo, alle soglie dell’ennesima e repentina rivoluzione tecnologica già in atto: proprio nel dicembre scorso è stato varato lo storico pacchetto europeo che, per la prima volta al mondo, regolamenta l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Si tratta dell’AI Act che regolerà l’uso delle “macchine intelligenti”, cercando di delineare quello che è lecito e quello che non lo è. Dopo una lunghissima negoziazione – 36 ore di dibattimento fra Parlamento e Consiglio – si è raggiunto un accordo su cosa sia lecito o no in materia nei 27 Stati membri. L’essere umano deve rimanere al centro: se l’Industria 4.0 ha reso interconnessa e intelligente la filiera produttiva, il 5.0 ha obiettivi più ambiziosi, ovvero un miglioramento effettivo di tipo sociale e sostenibile.
Nel documento redatto dalla Commissione europea infatti si legge: “L’Industria 5.0 riconosce la capacità dell’industria nel raggiungere obiettivi sociali oltre il lavoro e la crescita, per diventare un canale di ricchezza resiliente, con una manifattura che rispetta le risorse del pianeta e pone il benessere dei lavoratori al centro del processo produttivo”.
La destinazione dei fondi del PNRR
E resilienza? Questo termine entrato ormai da anni nel DNA comunicativo di noi tutti, si coniuga con tutte le azioni previste con la rimanente dote del nuovo PNRR. Molto orientato, come si è detto – in maniera quasi troppo spinta per alcuni, che avrebbero preferito più fondi per proseguire l’ancora claudicante processo di digitalizzazione del Paese – sulla tematica energetica: “320 milioni euro saranno sovvenzioni sotto forma di contributo a fondo perduto fino al 50% alle PMI a fronte dell’acquisto di sistemi e tecnologie digitali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, lo stoccaggio e l’accumulo” spiega Grigoletto. “2,5 miliardi sono invece destinati a migliorare la transizione ecologica, la competitività e la resilienza delle filiere produttive strategiche con particolare attenzione verso l’efficientamento energetico e la sostenibilità dei processi produttivi; 2 miliardi verranno adoperati per rifinanziare i contratti di filiera nei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo; 850 milioni sosterranno le aziende del settore primario e di trasformazione dei prodotti agricoli per l’installazione di pannelli fotovoltaici nell’ambito dell’investimento ‘Parco Agrisolare’; infine 308 milioni saranno un ulteriore sostegno al settore turistico nell’ambito del Fondo tematico BEI”.
Fondi che potranno traghettarci tutti, cittadini, imprese, istituzioni, verso un nuovo concetto di business, basato sulle nostre capacità di cavalcare e sfruttare i momenti di cambiamento per crescere sui mercati, ripensando il nostro modello sfruttando meglio e riciclando il più possibile le risorse, diventando sempre più “circolari” e in grado di trattenere i nostri migliori talenti: le persone che con noi, tutti i giorni al lavoro, fanno sì che tutto vada sempre per il meglio.